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La grande settimana: LA “PASSIONE” DEL SIGNORE!

La Passione del Signore, sempre uguale. La vita di Gesù è compresa tra un “osanna” e un “crocifiggilo”. Risuona ancora una volta nella sobrietà della liturgia delle Palme. Così sino alla fine dei tempi. Il male oscuro della storia vi è tutto vissuto e raccontato. La violenza, la solitudine, l’abbandono, la viltà, il tradimento, la morte. La perversa fantasia del cuore dell’uomo sembra dire tutto, senza nulla celare, nella settimana più drammatica della vicenda umana. Ma la parola passione ha almeno due significati: uno quello appena descritto, l’altro è la passione “amorosa” del Signore verso di noi. Troppe volte mettiamo in evidenza l’aspetto di un cristianesimo “dolorifico” e poco “passionale”, dove Gesù esprime tutto il suo amore e il suo donarsi per noi.Lì amò fino alla fine”. Basti pensare alle tante processioni del Cristo morto, ai tanti crocifissi pieni di sangue, piaghe e lividure, alla Madre addolorata sotto la croce. Invece è necessario sottolineare che tutto questo è frutto dell’amore, della compassione verso l’umanità, del sacrificio di Cristo che offre la sua vita per noi! Quando guardo il crocifisso devo vedere le due facce altrimenti siamo fuorvianti…La sua morte è frutto dell’amore verso di noi e non del dolore!

Il racconto di Marco si fa ancora più commovente, più umano. Sembra lasciar parlare soltanto i fatti nudi e crudi, che più di ogni altro vangelo dicono la drammatica solitudine di Gesù, sino a quella suprema della croce; cui fa eco la violenza aggressiva della folla e la fede solitaria del centurione romano. Finalmente il grande interrogativo che attraversa il vangelo più breve e più antico – “Chi è Gesù” – trova la sua risposta nel modo più sorprendente. La passione ha un “perché”, e Gesù lo dice: il suo sangue è versato per molti, il suo calice è un’obbedienza al Padre, la sua consegna nelle mani degli uomini adempimento delle Scritture. Ma soprattutto la passione è l’ora dello “svelamento” del suo volto divino. Proprio nell’intreccio delle passioni aggressive e violente campeggia la figura di Gesù. Davanti a due poteri, quello religioso e quello politico. E sulla croce, nell’ora cruciale dell’estremo abbandono, sarà il centurione a riconoscerlo come il “Figlio di Dio”. La passione dunque rivela la vera identità di Gesù Dio e uomo! Ma attraverso un paradosso: il volto divino si svela attraverso l’umiliazione scandalosa della sua umanità, che solo la fede può accogliere come segno dell’epifania di Dio.

E attorno a Gesù si stringe il disegno perverso del “male”: a Betania lo sdegno ipocrita a causa dell’olio profumato “sprecato” per Gesù; nel cenacolo l’ombra nera del tradimento di Giuda; nel Getsemani la latitanza dei discepoli nel sonno e il bacio traditore; davanti al sinedrio la ferocia delle accuse e della violenza; nel cortile il vile rinnegamento di Pietro; davanti a Pilato l’umiliante confronto con Barabba e la folla forsennata contro; sulla croce la prova inaudita dell’abbandono totale. Anche i discepoli sono accomunati e travolti nel peccato del mondo. Sotto la croce, la Chiesa è rappresentata da uno sparuto gruppo di donne ( sempre loro) che avevano seguito Gesù dalla Galilea. Ma ecco la grande “lezione” della passione di Luca: l’assoluta fedeltà di Gesù nella morte è il forte incoraggiamento per il discepolo e per la comunità cristiana, chiamati a proclamare al mondo la speranza del Cristo risorto.

                                                                                                          
Padre Gottardo

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